Approfondimento

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Educazione socio-affettiva del minore - La sofferenza del bambino

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La sofferenza del bambino

Le sofferenze più comuni dell'infanzia accolta sono ascrivibili all'essere stati costantemente ignorati e deprivati dell'attenzione o dell'affetto da parte dei genitori. Portatore finale di grande stress è anche la condizione di essere stati abbandonati o di essere stati da loro “respinti”. Queste azioni possono raggiungere un livello di trauma elevato, ma anche un livello non troppo significativo. Certamente lasciano nel bambino ferite e cicatrici, ovvero segni a livello mentale creando disadattamento in situazioni successive della vita.

Quando il bambino è oggetto di grave violenza come percosse ripetute, azioni fisicamente dolorose non spiegabili e soprattutto in situazioni che lui non può controllare essendo impotente (da gravi percosse a bruciature con sigarette, a traumi ossei o traumi interni) che gli generano forte dolore inspiegabile dalla persona di suo riferimento affettivo, oppure di violenza sessuale, possiamo dire che subentra una sindrome simile a quella descritta come Ptsd (sindrome del disturbo da stress post-traumatico). Questa sindrome è presente in chi ha subito un forte trauma che ha un segno cerebrale permanente a carico della amigdala9. Il Ptsd è un fenomeno caratteristico di tutti i traumi emotivi, compresi quelli dovuti a maltrattamenti fisici ripetuti durante l'infanzia.

Sebbene il Ptsd insorga solitamente a causa dell'impatto di un singolo episodio, risultati simili possono aversi anche in seguito a crudeltà inflitte nell'arco di anni, come avviene nel caso di bambini maltrattati o violentati dal punto di vista fisico, sessuale o psicologico. Le parole chiave su cui si basa questa sindrome è che l'evento sia incontrollabile dal soggetto che subisce e che si senta soggettivamente impotente di fronte all'evento stesso. Questi segni cerebrali permangono per lungo tempo e rendono il bambino più suscettibile ad ulteriori traumi. Bastano anche leggeri traumi da stress successivi per riportare il bambino in una condizione di difesa e di terrore.

Il bambino che manifesti questi sintomi deve essere curato urgentemente e la terapia oltre che psicologica è di intervento familiare essendo la famiglia il luogo dove si racchiude tutta la sua vita nella formazione dell'identità e delle relazioni con gli altri. Per fortuna, soprattutto nei bambini, questo grave disagio psichico lentamente può essere attenuato, ma certamente non potrà essere totalmente cancellato. Con il tempo, gli intensi ricordi emozionali, i pensieri e le reazioni che essi scatenano, possono modificarsi10.

I bambini possono recuperare i traumi psicologici più facilmente che gli adulti, tuttavia si deve ricordare la loro forte radicazione nell'amigdala. Le terapie sono massimamente svolte mediante gioco e possono essere condotte in ambiente controllato da uno psicologo oppure anche nell'ambiente familiare. Sostanzialmente la terapia si rivolge ad azioni che determinano il riapprendimento e successivamente la guarigione, ma è un intervento che richiede molto tempo e il bambino deve crescere ed affrontare anche tutte le altre situazioni tipiche della crescita. Questo rende particolarmente pesante il lavoro da compiere e impegna fortemente la famiglia accogliente.

La terapia psicologica riesce ad insegnare come controllare il ricordo del trauma insegnando alla neocorteccia a come inibire l'amigdala. L'inclinazione al ricordo di quanto è accaduto viene così soppressa, mentre l'emozione fondamentale rimane in forma attenuata. Questo non significa che non avverranno più crisi da ricordo, il bambino non riuscirà cancellare il ricordo, potrà solo aver imparato a controllare la durata e l'intensità della crisi.

Nel corso della terapia, inevitabilmente a lungo termine, questi bambini vanno incontro a due tipi di cambiamenti: la reazione al ricordo diviene meno dolorosa e le loro risposte divengono sempre più efficaci, evidenziando una capacità di autogenerare la positività. Quello che non cambia è il loro dolore e la loro sensibilizzazione di base. La loro capacità di apprendere il controllo dell'amigdala durerà tutta la vita ad opera della corteccia prefrontale che ha appreso una risposta nuova, più positiva.

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La GEA Società Cooperativa Sociale è una Cooperativa Sociale di tipo “A” (L.381/91), finalizzata alla gestione dei Servizi Socio – Sanitari ed Educativi.
Nasce a Bari–Palese nel giugno 1984 e nei diversi anni di attività ha sviluppato nell’ambito dei territori d’intervento, una rete socio–assistenziale ed educativa territoriale, sia con ...
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