Aspetti generali
Iniziare il percorso per divenire famiglia accogliente è come iniziare un viaggio avendo solo vaga conoscenza della meta, spesso idealizzata, ma fortemente desiderata.
E’ un viaggio all’insegna dei rischi del provvisorio, del casuale e dell’emergenza.
Esistono diverse forme di accoglienza a metà strada tra l’intervento sociale e il volontariato che assumono diversi nomi: appoggio familiare (quando una famiglia aiuta il figlio di un’altra famiglia per brevi periodo e per scopi precisi, quali ad es. lo studio o la custodia temporanea), o l’azione di famiglie che aiutano famiglie (quando una famiglia aiuta un’altra attraverso un sistema di rete sociale volontaria costituita da associazioni o da enti educatori).
L’accoglienza familiare si verifica con una certa frequenza spontaneamente ad esempio per dare modo a madri con figli di poter lavorare e di poter essere guidate nell’accudimento dei figli e nella loro emancipazione sociale. Sono forme di accoglienza che si rivolgono all’altro fuori da schemi predefiniti sul piano legislativo ma che nascono dalla volontà di essere d’aiuto agli altri.
Definire queste iniziative nell’ambito di una singola motivazione è difficile perché nascono spontaneamente dalla reazione degli uni con gli altri, senza norme e con tanto buona disposizione.
Anche queste iniziative spontanee soffrono di derive e di malintesi o di percorsi non sempre ottimali perché è un comportarsi comunque a rischio senza la protezione anche generica dei servizi sociali.
Il valore di questo agire spontaneo è socialmente incommensurabile perché si riferiscono all’adesione di uno stile di vita già innato da parte di chi vuole aiutare e di una constatazione di realtà da chi è disposto ad essere aiutato.
Ovviamente differenti sono le situazioni tra l’accoglienza di minori e l’accoglienza di adulti, o l’accoglienza di anziani o di soggetti con disabilità, ma nella nostra esperienza esiste una radice comune ineludibile che costituisce un’essenza di valore, purtroppo controcorrente nella nostra società.
Per un confronto si veda nella tabella seguente.
Tab. 1. Confronto tra tipologie di azione dei soggetti attivi nel campo della solidarietà verso i minori e le loro famiglie.
In cittadinanza attiva si sono considerate le diverse forma associative e lo stile di vita del singolo cittadino;
in movimenti di rivendicazione si sono comprese tutte le azioni che sono indicate con il termine inglese di advocacy.
Modificato da Ambrosini M. (2005), Scelte solidali. L'impegno per gli altri in tempi di soggettivismo, Il Mulino, Bologna, p. 64.
A questo dire teorico dovremo tuttavia dare contenuto pratico. Lo faremo qui per alcuni punti significativi, consapevoli che questi non sono i soli possibili, consapevoli che le forme di accoglienza sono tante quanta è la fantasia di chi si inventa come aiutare l'altro seguendo il suo stile di vita.
Questa forma di accoglienza e di vicinanza verso gli altri è antica, spontanea. Qui la ricordiamo sia nella sua forma più diretta e mono strutturata e sia nella forma spesso denominata di appoggio familiare o talora di affido dolce o anche affido diurno che attiene alle attività del servizio sociale a sostegno delle famiglie con qualche difficoltà. L’affiancamento familiare può essere solo una forma di semplice vicinanza e di consiglio oppure strutturarsi in interventi complessi che attengono alla forma di “famiglie che aiutano famiglie” nate nel mondo anglosassone e ora attuate anche in Italia. Questa forma di accoglienza, per le situazioni più complesse, esige una adeguata preparazione della famiglia accogliente per poter entrare all’interno delle famiglie problematiche e svolgere un lavoro educativo nell’offrire alla famiglia accolta la possibilità di recuperare le proprie capacità genitoriali. Alcuni esempi: aiuto per sostenere la scolarità dei figli, aiuto per agire con funzione mediatrice con famiglie migranti, vicinanza e sostegno a famiglie con componenti disabili o anziani, vicinanza e sostegno a mamme sole, vicinanza e sostegno a gruppi di vita per adolescenti, o vicinanza e sostegno a gruppi di vita per giovani oltre i 18 anni per aiutarli nell’ingresso nella vita attiva, accogliere minori e adulti con età e caratteristiche diverse, prive di ambiente familiare idoneo, allo scopo di garantire un contesto di vita caratterizzato da un clima di disponibilità affettiva con rapporti individualizzati per assicurare sviluppo e maturazione affettiva, educazione, mantenimento, assistenza, partecipazione alla vita sociale.
La rete come insieme – aggregazione “movimento” di nuclei familiari che hanno tra le loro scelte caratteristiche, l’apertura all’accoglienza, principalmente come scelta di condivisione, sotto lo stesso tetto, o meglio nella propria famiglia, che si ritrovano in un “sentire comune” che va oltre l’accoglienza.
Alcuni elementi costitutivi delle Reti familiari potrebbero essere:
Si intende per comunità di famiglie, la scelta di alcune famiglie di andare a vivere vicino, all’interno di una stessa casa colonica, ex conventi o in appartamenti attigui dello stesso stabile, ciascuno con la sua identità ed autonomia abitativa.
Le famiglie scelgono di vivere l’una accanto all’altra, in un rapporto di solidarietà, di aiuto reciproco, di collaborazione, di messa in comune delle proprie risorse, anche lavorative ed economiche. Ogni famiglia mantiene la propria scelta ed autonomia nell’accoglienza.
Il rapporto dell’Ente pubblico è con le singole famiglie accoglienti. Sul piano dell’accoglienza, la vicinanza rappresenta un supporto sia dal punto di vista del confronto educativo, (spesso le famiglie hanno frequenti e programmati momenti di scambio e di confronto) dal punto di vista anche materiale, (momenti della giornata, accompagnamento a scuola, ecc) ma anche offre la possibilità alle persone accolte di esperimentare una accoglienza allargata, con altri minori e ragazzi accolti, con altre figure di adulti educative. Le comunità di famiglie hanno in sé altre potenzialità.
La messa in comune anche di esperienze lavorative, ad esempio:
La GEA Società Cooperativa Sociale è una Cooperativa Sociale di tipo “A” (L.381/91), finalizzata alla gestione dei Servizi Socio – Sanitari ed Educativi.
Nasce a Bari–Palese nel giugno 1984 e nei diversi anni di attività ha sviluppato nell’ambito dei territori d’intervento, una rete socio–assistenziale ed educativa territoriale, sia con ...
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