Approfondimento

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Gli attori dell'Accoglienza - Terzo attore: la famiglia affidataria

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Terzo attore: la famiglia affidataria

Nella metafora teatrale la famiglia affidataria è un attore che rimane sulla scena solo per il tempo di un atto, poi non sarà più sul palco, ma semmai verrà evocata (nel bene e nel male). Nella metafora medico-sanitaria abbiamo detto che è la medicina che viene somministrata fintanto che la patologia è in atto. Sul piano sociale familiare l'accoglienza di un minore è un'operazione che coinvolge profondamente i componenti della famiglia e che la renderà diversa. È un'esperienza tanto coinvolgente da determinare forti impatti sia nella prima accoglienza (la nascita) sia durante l'affido (la gestione operativa e la relazione degli affetti) e sia nel rientro del bambino nella sua famiglia naturale (elaborazione del lutto)20. Tutti eventi che rendono la famiglia affidataria fortemente esposta a situazioni di squilibrio che devono essere governate e che pongono talora anche a rischio la vita familiare21.

Questi fattori di rischio hanno sovente acceso l'attenzione degli operatori soprattutto per le derive che la famiglia affidataria (ma anche per quella adottiva) può manifestare: senso di onnipotenza, narcisismo, autoritarismo per sentirsi unica depositaria di valori positivi, ecc. Questi sono rischi che la famiglia affidataria corre, ma che non sono sempre presenti né in termini qualitativi né in termini quantitativi. Va da sé che senso di onnipotenza, narcisismo, ritenersi depositari di valori positivi in piccola aliquota permette di avere un valore di autostima che a sua volta permette di superare le difficoltà. Il punto cruciale è dov'è questo limite. È chiaro che ogni famiglia ha il suo e lo interpreta nel migliore dei modi possibili, ma è altrettanto vero che negare l'esistenza di queste possibili derive sarebbe deleterio per la famiglia e per il bambino accolto22.

Vediamo di risolvere questo nodo che ritengo fondamentale nella vita della famiglia accogliente e nella gestione delle famiglie accoglienti da parte dei servizi psicosociali. Affrontiamo il problema in modo capovolto partendo dalle derive più gravi che la famiglia affidataria può manifestare:

Onnipotenza. Ad es. quando sussiste la volontà di voler continuare ad accoglie bambini anche al di sopra delle proprie reali possibilità di gestione;
Narcisismo. Quando lo specchiarsi nella propria immagine di perfezione diviene tanto manifesta da soverchiare il lavoro silente di cura che si deve svolgere sul bambino. Si verifica quando diviene manifesto il continuo esaltare la propria abnegazione e le proprie qualità nascondendo insuccessi, difficoltà, dolori, e quindi finendo in una realtà di finzione;
Superiorità. È collegata al narcisismo: quando ci si considera al di sopra di ogni confronto mostrando soprattutto quella superiorità che non teme confronto perché “unti dal Signore".
Quando in definitiva si cade in questi eccessi, la famiglia affidataria entra in una sfera patologica che dovrebbe essere immediatamente corretta dal servizio psicosociale. Direi di più, se la famiglia affidataria, invece di sentire ragioni, si avvolge in una spirale di chiusura progressiva nel proprio mondo egocentrico, si dovrebbe togliere loro il minore affidato perché collocato in un ambiente che sicuramente non è adatto ed opportuno alla sua crescita.

La famiglia affidataria deve essere cosciente di quanto accadrà nel momento in cui accoglierà un minore. L'accoglienza etero-familiare è un intervento di grande delicatezza che sfugge a regole predefinite e deve essere valutato, seguito, espresso, con determinanti differenti da caso a caso: è necessaria grande professionalità da parte degli operatori dei servizi psicosociali e grande flessibilità ed empatia da parte della famiglia affidataria. Questo significa che la conoscenza e l'esperienza devono sempre essere tra loro integrate e l'intervento sul minore diviene necessariamente un atto originale ed unico. Si potrebbe dire che l'affido è un concerto in cui lo spartito (progetto) va scritto e definito con chiarezza, ma continuamente modificato nell'esecuzione e nella concertazione in relazione alle capacità e alle intuizioni dei musicisti che devono introdurre virtuosismi interpretativi, ma non possono prescindere dalle conoscenze tecniche ed esperienziali di base. Come si è detto, l'affido è un'opera “artistica”, frutto dell'operato umano che si base sulla forte e consapevole certezza del sapere. Come per i concerti, l'accoglienza produrrà un risultato che sarà di volta in volta diverso ed originale, come lo sono le interpretazioni “live” dei musicisti.

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La GEA Società Cooperativa Sociale è una Cooperativa Sociale di tipo “A” (L.381/91), finalizzata alla gestione dei Servizi Socio – Sanitari ed Educativi.
Nasce a Bari–Palese nel giugno 1984 e nei diversi anni di attività ha sviluppato nell’ambito dei territori d’intervento, una rete socio–assistenziale ed educativa territoriale, sia con ...
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