Approfondimento

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Gli strumenti Professionali - Lo sviluppo del bambino

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Lo sviluppo cognitivo del bambino

Lo sviluppo psicologico ha un valore fondamentale nella vita delle persone. Gli studi su cui si basa modernamente questa disciplina prendono origine dai lavori di Piaget11 secondo il quale il bambino adotta scelte logiche diverse a seconda delle fasi della vita. Individuò due processi principali: quello di assimilazione che il bambino attua inserendo dati nuovi in uno schema pre-esistente, e quello di accomodamento che attua modificando i dati degli schemi percettivi. Piaget ha sottolineato come questi due processi siano continui nello sviluppo dell'intelligenza e siano processi di auto-arricchimento che si evolvono attraverso lo sviluppo di stadi funzionali: stadio dell'intelligenza senso-motoria (dalla nascita a 2 anni); stadio dell'intelligenza intuitiva o pre-operatoria (dai 2 ai 7 anni); stadio del pensiero operatorio (dai 7 anni in poi).

Il pensiero di Piaget rimane dominante, con successive integrazioni, sino agli studi di Bowlby12 che spiegano l'attaccamento del bambino con risposte istintuali raggruppate in cinque modelli di comportamento di sopravvivenza: succhiare, aggrapparsi, seguire, piangere, sorridere. Bowlby osservò che l'attaccamento si sviluppa nei bambini attraverso il riconoscimento e l'interazione, avendo come fine quello di garantirgli la protezione. Il comportamento di attaccamento viene poi elaborato durante tutta la vita attraverso sistemi psicologicamente più elaborati, ma parte dal comportamento del neonato13. Questa materia ha oggi raggiunto elevate possibilità di analisi soprattutto con l'uso di metodi psicometrici che per la loro natura specialistica si lasciano alla professionalità di psicologi e neuropsichiatri.

Lo sviluppo emotivo del bambino

Di pari passo alla crescita cognitiva nei bambini si attua la maturazione emotiva. I passi di questo cammino sono dimostrati dai bisogni affettivi: una esigenza confermata dal bisogno di carezze, di attenzioni che sanciscono il suo diritto ad esistere14.

L'uomo nasce in un rapporto psicologicamente simbiotico con la madre prima e con le altre figure poi. Se durante il suo sviluppo non ha modo di risolvere in maniera soddisfacente questi rapporti può sviluppare la tendenza a stabilire relazioni di passività con gli altri, anche successivamente nella sua vita adulta. Bisogna considerare che la personalità adulta è un insieme percettivo, concettuale, emotivo e di azione che ha radici profonde risalenti all'infanzia. L'identificazione del sé nell'attaccamento a se stesso diviene assertività e attaccamento all'altro: due motori importanti del vivere emotivo rispondenti alle domande “chi sono” e “come sono”.

Si vuole sottolineare soprattutto il forte legame tra genitori e bambino e il valore che può assumere l'accoglienza familiare in tutte le età del minore. Solitamente, quando possibile o quando necessario, sarebbe bene realizzare l'inizio dell'accoglienza etero-familiare in età prescolare. Senza dubbio l'età biologica e l'età psicologica del bambino hanno una grande importanza per determinare il momento del “trapianto” e la tipologia dell'abbinamento bambino-famiglia accogliente. In questo passaggio è opportuno che i genitori abbiano la migliore conoscenza possibile del bambino anche del suo grado di sviluppo emotivo.

Appare chiaro quanto sia rilevante la presenza di una madre nei primi mesi di vita, e quindi è fondamentale non istituzionalizzare il neonato. Il valore dell'accoglienza familiare come atto genitoriale sostitutivo trova sostegno in tutti gli studi sullo sviluppo emotivo, ma ancora oggi, troppo spesso, trovano poco ascolto in alcuni Servizi sociali pubblici e privati. Basti ricordare l'opera caritatevole dei brefotrofi e degli orfanotrofi, ma anche la loro negatività per lo sviluppo dei bambini. Purtroppo ancora oggi, in virtù di necessità talora di meschino vantaggio organizzativo, si accetta l'esistenza di gruppi di appoggio o di case famiglia non bene strutturate funzionalmente sulla figura del bambino, ma sulle esigenze di opportunità del servizio.

Le tappe evolutive del comportamento sociale del bambino

Le teorie psicologiche sociali considerano l'uomo un prodotto della società in cui vive, ovvero il risultato di complessi meccanismi interiori e di scambio esteriore. Dal confronto delle loro teorie psicosociali ci si rende conto sia della complessità del bambino in formazione sia delle attenzioni che il genitore accogliente deve avere per portare all'autonomia il minore accolto.

Le tappe cronologiche sono del tutto arbitrarie poiché come è noto è difficile stabilire l'età massima in cui può instaurarsi un evento di sviluppo. Ne è un esempio paradigmatico il momento in cui nel bambino si instaura l'attaccamento. Se verso la fine del 3° mese non si è verificato l'attaccamento alla madre, il bambino avrà probabilmente delle difficoltà nei rapporti sociali quando diverrà più grande. Bowlby15 ritiene che il periodo critico si estenda sino all'anno di età, sebbene per altri Autori eccezionalmente il bambino può arrivare ad avere un periodo critico esteso sino a 3 anni16. Come si vede le opinioni sono ancora diverse ma tutte sottolineano quanto questo processo sia articolato e complesso e abbia bisogno di attenzione sia per generarlo, sia per custodirlo nell'ambito dei rapporti familiari.

Nel caso del bambino accolto il problema diviene più complesso poiché avverrà, se piccolo, la sostituzione di una figura materna con un'altra, e se è grandicello la sovrapposizione di una figura genitoriale con un'altra. I punti salienti delle tappe evolutive del comportamento sociale del bambino sono scandite dalla nascita dell'attaccamento, dalla paura della separazione, dall'egocentrismo e dalla nascita e sviluppo della socializzazione.

Un punto importante è stabilire quando e quanto un bambino può essere sociale. Normalmente si ritiene che l'età in cui il bambino è capace di discriminazione tra la madre e gli altri oscilli tra i sei e gli otto mesi. Questo evento avrà un ritardo nel caso di un bambino accolto specie se sino a quell'età è stato istituzionalizzato e quindi ha avuto cure di persone diverse. Egli avrà minore possibilità di discriminare tra il volto “materno” e quello di un estraneo. Questo indurrebbe a pensare che in questi bambini sia inevitabile un deficit di socialità nelle prime fasi della loro vita.

Nel complesso delle situazioni che determinano la formazione della personalità dalla nascita all'età adulta, di rilievo è lo sviluppo delle motivazioni. La motivazione è sempre stata considerata come una componente dipendente legata al soddisfacimento di un bisogno o di una carenza. Maslow17 per primo contrappose a questa spiegazione la motivazione indipendente in cui si ha un soddisfacimento dilatorio: solo quando i bisogni fondamentali sono stati soddisfatti si possono prendere in considerazione i bisogni di ordine immediatamente superiore. Maslow propose una gerarchia di cinque gruppi motivazionali, ognuno dei quali può lasciare spazio al gruppo successivo solo dopo il proprio soddisfacimento: bisogni fisici, di sicurezza, d'amore, di stima, di autorealizzazione.

Si può facilmente dedurre che è necessario porre attenzione allo sviluppo psicologico motivazionale della personalità del bambino accolto. La sua età biologica non sempre corrisponde alla sua età psicologica. Inoltre, il mancato soddisfacimento di alcuni bisogni nei tempi cronologici e la confusione della loro proposizione all'inizio dell'accoglienza rendono il bambino incerto e sfasato. Il compito della famiglia accogliente è di individuare questi bisogni in modo semplice e paziente andando incontro ai ritmi anche lenti di cui il bambino ha bisogno per raggiungere attraverso tappe la realizzazione della sua personalità.

In famiglia questa attenzione particolare si ha spesso naturalmente ed empaticamente. Se si nota che un bimbo ha difficoltà lo si aiuta con maggiore dedizione, anche a costo che i figli più grandicelli critichino questo comportamento con un “però con me non facevi così”. Per “correggere” lo sfasamento dello sviluppo cronologico e psicologico è necessario essere pazienti e seguire i tempi del bambino. Talora i genitori cadono nella trappola degli stereotipi che possono anche essere indotti dai comportamenti di specialisti (pediatri, insegnanti) o dalla lettura delle tabelle sullo sviluppo come quelle prospettate sopra. Bisogna sempre tarare le tabelle al bambino che si ha davanti e non tarare il bambino alle tabelle. Entro certi limiti, questo ragionamento è valido, ma assume maggiore importanza nell'inserimento di un bambino accolto.

Non meno rilevante è l'attenzione nel processo di identificazione del bambino nella nuova realtà di accoglienza. Anche in questo caso il processo deve essere seguito dalla famiglia accogliente con pazienza e dedizione di cura ricordando le otto caratteristiche supplementari del processo di identificazione dei bambini di Erikson18. Queste fasi di acquisizione dell'identità si esprimono fortemente in sequenza nel bambino anche se i genitori offrono segnali multipli nel complesso di cura. Questo significa che la mamma nel lavare in modo amorevole il bambino determina segnali multipli: gli infonde fiducia, determina la relazione tra lei e il corpo del bambino, e poiché il lavare è un evento ripetuto determina rafforzamento e coerenza dell'esperienza nel bambino verso la percezione dell'identità materna. Tutti questi segnali, tuttavia, vengono acquisiti dal bambino non assieme, ma in sequenza, uno alla volta, in relazione all'età e al suo grado di identità (si parla di apertura e chiusura di finestre di apprendimento durante lo sviluppo temporale e psicologico del bambino)19.

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La GEA Società Cooperativa Sociale è una Cooperativa Sociale di tipo “A” (L.381/91), finalizzata alla gestione dei Servizi Socio – Sanitari ed Educativi.
Nasce a Bari–Palese nel giugno 1984 e nei diversi anni di attività ha sviluppato nell’ambito dei territori d’intervento, una rete socio–assistenziale ed educativa territoriale, sia con ...
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